Regalare e donare non sono sinonimi, lo sapevate? Anzi, il loro significato esprime una concezione diametralmente opposta.
Basta guardarne l’etimologia per capirlo: l’origine di “regalare” ha a che fare con la regalità: indica una sorta di offerta, di omaggio dovuto. Facciamo un regalo a coloro che riteniamo meritevoli o a coloro nei confronti dei quali la nostra coscienza o le convezioni sociali ci fanno sentire in debito.
Proprio perché ha a che fare così tanto con le regole sociali l’atto del regalare si è codificato nei tempi e nei modi: i regali si fanno in ricorrenze specifiche, si impacchettano, si accompagnano a un biglietto con il nome del destinatario. Così, i regali natalizi sono diventati una sorta di tassa di dazio e, a dire la verità, anche una voce del bilancio familiare, tanto che ci siamo inventati persino la tredicesima per poter alimentare questa macchina degli acquisti.
“Che vuoi per regalo?” è la domanda della mamma al figlio, del nonno al nipote, della moglie al marito. E se qualcuno chiede: “Ma non ti sembra squallido?”, subito arriva la risposta pronta, razionale e incontestabile: “Beh, se devo spendere soldi tanto vale che li spendo per qualcosa che ti è davvero utile”. Giusto, peccato quel “devo” all’inizio della frase: i regali, in particolare quelli di Natale, sono un obbligo, un’incombenza, non un piacere. Infatti, iniziamo a stilare la lista degli acquisti già a novembre per poi finire all’ultimo minuto scrivendo “Buon Natale” su bigliettini tutti uguali la cui unica funzione, in realtà, è quella di associare ogni pacchetto al nome del destinatario.
Che significa invece “donare”? Se cercate sul vocabolario troverete questa definizione: “ciò che si dà o si riceve senza niente in cambio”. Il dono, quindi, non ha a che fare con gli obblighi, né morali, né sociali, ma è un modo per esprimere ciò che proviamo nei confronti di qualcun altro: amore, affetto, amicizia, stima, riconoscenza. Il dono è un atto gratuito e incondizionato.
In alcuni casi, a dire la verità, è anche un gesto coraggioso, perché dietro un dono c’è l’esternazione di un sentimento. Un conto è “camuffarlo” da regalo di Natale, un conto è uscirsene all’improvviso, un giorno qualsiasi, con un dono inaspettato. Ci vuole coraggio (oppure grande complicità) per donare qualcosa senza motivo, ci avete mai pensato? È come dire: “ho pensato a te e ho dato al mio pensiero questa forma”. Che poi non dov’essere per forza un oggetto costoso: può essere una foto, una torta, un mazzetto di margherite. Ciò che conta, nel dono, è quanto profondamente ci siamo dedicati al destinatario nell’atto di sceglierlo.
Il regalo, invece, si quantifica: “Per Tizio posso spendere al massimo 10 €, per Caio devo spendere di più, per Sempronio, invece, ci vogliono almeno 100 € visto il regalo che mi ha fatto l’anno scorso”. Ed è tutto un “do ut des” finalizzato a mantenere lo status quo dei rapporti sociali oppure a manipolarli. Per questo facciamo regali costosi a chi ci ha fatto un trattamento di favore, o al capo per entrare nelle sue grazie, o al nuovo vicino di casa con la macchina sportiva sperando che ci faccia fare un giro. Oppure, al contrario, smettiamo di fare regali a chi riteniamo non li meriti più.
Il dono, invece, non ha a che fare con la quantità, con il prezzo, con la dimensione, ma soltanto con la qualità, perché l’oggetto in realtà è solo un simbolo, è un segno materiale che sta per qualcosa di molto più profondo e spirituale. Che nel linguaggio comune si parli sempre di regali di Natale e mai di doni, dice tutto ciò che c’è da dire, non credete?
E poi, parlando di regali, non si può dimenticare l’altra faccia della medaglia: il riciclo. Andiamo, non fate quella faccia e non negate: riciclare i regali di Natale fa parte del copione. In fondo, chi volete che se ne accorga? E poi, anche a voler notare strane coincidenze chi mai potrebbe averne la certezza? Mettiamo pure che Giulia noti che Maria ha sulla scrivania lo stesso portapenne che aveva regalato a voi lo scorso anno, e allora? Mica ne esiste soltanto uno di quel portapenne. Vi è piaciuto così tanto che ne avete regalato uno uguale a Maria. In fondo era un portapenne uguale a tanti altri, mica era un pezzo unico scelto appositamente pensando a voi.
Bè, se messa così, nuda e cruda, la faccenda vi sembra triste è perché… lo è. Ma siete ancora in tempo a uscire dal copione quest’anno: meno regali d’obbligo e più doni di cuore. Non sappiamo se risparmierete tempo e denaro (questo non è così rilevante), ma di sicuro vi risparmierete un sacco di stress e ci guadagnerete in soddisfazione.
Ah, ovviamente, ogni riferimento alle nostre borse in questo articolo è puramente casuale. Davvero.
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